Lo scorso Aprile, alcuni avvocati specializzati in diritto dell'informatica, hanno aderito ad una Associazione culturale (Iusit.Net). Gli aderenti, hanno deciso (la legge lo permette) di sottoscrivere in maniera digitale l'atto costitutivo lo statuto e tutti i documenti.

Nonostante la correttezza formale degli atti, questi sono stati rifiutati da  alcuni uffici adducendo come giustificazione il fatto che " mancano strumenti idonei al controllo delle sottoscrizioni".

Percorso lungo e difficile

Questo fatto è emblematico, da un lato una valanga di norme che con difficoltà cercano di regolare la produzione e lo scambio di documenti informatici, investimenti cospiqui in digitalizzazione, trasmissione di impronte, firme digitali , marche temporali e poi tutti si blocca perchè un ufficio pubblico non "ha gli strumenti".

Bene lo strumento è un software che può essere reperito anche gratuitamente e alcune ore di formazione e tutto questo è scandaloso.

I deputati radicali su iniziativa di Matteo Mecacci hanno presentato un'interrogazione parlamentare per richiamare l'attenzione su questa stortura del sistema.

Come si può porre rimedio e quanto è importante farlo ?

Temo che il nuovo testo unico non vada in questa direzione, aggiunge parole a parole, complica, rende complesso , tende a regolare ciò che già è regolato .

Occorre invece un piano di azione / formazione delle strutture centrali e periferiche, occorre una ferma volontà di modernizzare a partire dalla amminsitrazione centrale fino alla più remota sede periferica. Occorre creare centri di competenza che possano velocemente supportare le p.a. che si trovano in difficoltà nell'applicare il cambiamento. Occorre il coraggio di SPEGNERE L'ANALOGICO VIETANDO la presentazione di documenti cartacei.

Dal 1982 Commerciale nel settore Informatica, dal 1995 responsabile del progetto ArchiMedia Archivia Plus
MultiMedia IT snc

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